domenica 22 aprile 2012
Il piacere della pratica...
... non ha età.
Molti lottatori vivono il Jiu Jitsu in maniera competitiva e fanno benissimo … si allenano tutti i giorni, fanno condizionamento, circuiti, pesi, gareggiano, vincono, perdono… in buona sostanza fanno tutto quello che va fatto per percorrere la via agonistica per quella che sarà la sua durata.
Ma cosa succede quando tutto questo finisce? Cosa succede quando la pratica del jiu jitsu non è più accompagnata dal confronto con la bilancia, dalle rinunce nei fine settimana e dal suono dei pesi che sbattono per terra? Cosa succede quando diventa dura, VERAMENTE DURA, gestire una decina di riprese con (contro) compagni di palestra nel pieno dell’allenamento determinati a superare ogni ostacolo (quindi anche voi) per cercare di arrivare alla competizione per vincere?
Per come la vedo io il Jiu Jitsu diventa ancora più bello, praticare con la consapevolezza di poter contare solo ed esclusivamente sulla tecnica e sull’esperienza, sfruttare ogni piccolo errore per “incastrare” la tecnica giusta e sorprendere il compagno di allenamento, riuscire ad arrivare alla fine sapendo di aver stressato (in senso buono) ogni giovane leone presente sul tatami è un’esperienza veramente stimolante che si ripete ogni volta che si sale sulla materassina, pur con la consapevolezza di dover dire “TAP” tante, TANTISSIME volte!
Come si è ripetuto diverse volte, il Jiu Jitsu è un linguaggio del corpo, è comunicazione… quindi non serve sapere di avere sempre “ragione” per gustarsi il piacere di una sano scambio di “opinioni” a suon di raspado e finalizzazioni.
"giovani" lottatori praticanti del kosen judo...
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mi è capitato varie volte nel mio percorso di apprendimento della lotta e in particolare del jiu jitsu di essere testato non nella forza ma ...
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