domenica 14 settembre 2008

Redbelt


Mike Terry ex militare professionista è il proprietario ed insegnante di un’accademia di Jiu Jitsu Brasiliano.
Al contrario dei suoi colleghi, evita qualsiasi competizione sportiva perché, a detta sua, questa indebolisce il praticante.
Il suo sistema di insegnamento è incentrato unicamente sulla difesa da strada ed è caratterizzato da una particolarità… l’allenamento in una situazione critica con un forte Handicap. In pratica si prendono tre biglie, due bianche e una nera, Terry fa estrarre una biglia a ciascuno dei suoi allievi, se entrambi pescheranno una biglia bianca il combattimento sarà alla pari, diversamente su uno dei due si troverà con la biglia nera in mano sarà costretto a combattere con un handicap che consisterà in un braccio o entrambi i polsi legali o nel combattere bendato.
Una serie di sfortunate coincidenze, sfruttate poi dai signori del dollaro, e un fortissimo senso di colpa, porteranno Mike Terry a dover combattere per danaro, rinnegando tutti i suoi principi…

Diciamolo subito , definire questo prodotto dicendo “non è il classico film di arti marziali” è sbagliato o quantomeno riduttivo, Redbelt non è il classico film e basta.
L’intento di David Hamet non è quello di raccontare una storia garantendo la suspance per lo scontro finale, ma quello di comunicare il suo concetto di Jiu Jistu…
Quando ci sediamo sulla poltrona del cinema o sul divano di casa per guardare un film “marziale” sappiamo già come andrà a finire… il buono che mena il cattivo di turno! Questo il regista (che ha anche scritto il film) lo sa benissimo e lo ha chiaramente fatto capire anche alla produzione, infatti dal trailer e dalla la locandina si capisce chiaramente che il finale del film, in quanto dettaglio, non è la cosa più importante…

Con questo film Hamet, praticante di jiu jitsu brasiliano da sei anni e cintura viola, cerca di esprimere la sua idea di questa arte definendola semplicemente Jiu Jitsu… nel film infatti non si parlerà BJJ, ma di un jiu jitsu migliorato dai brasiliani e dagli stessi giapponesi.
Secondo il protagonista della pellicola, la competizione indebolisce, il vero jiu jitsu si pratica nella vita reale… si scherza più volte sul colore della cintura e sul fatto che serva solo a tenere i pantaloni, ma in realtà il pezzo di stoffa che chiude il Gi avrà un significato decisivo all’interno del film.
Nel mondo marziale di Hamet non esistono i buoni e i cattivi… paradossalmente potremmo definire molto più egoistico e biasimabile il comportamento del protagonista che, guadagnando poco o niente con la palestra e rifiutando le competizioni con borse, costringe la moglie ad una vita quasi misera in nome dei suoi ideali, di quello del “cattivo” Silva (interpretato da John Machado) che è disposto a vendersi un combattimento pur di pensare alla sua famiglia.

Ovviamente Redbelt è principalmente un film e non un trattato Zen, quindi avremo scene di lotta in palestra (rigorosamente Brazilian Jiu Jitsu), un paio di mazzate qua e la e, in onore di Dan Inosanto (nel film "il professore", unica cintura rossa di jiu jitsu al mondo) ci sarà anche una simpatica scena di combattimento con il coltelli e si vedrà il protagonista allenarsi con un bastone da Kali filippino.
Oltre a Dan Inosanto e John Machado, nel film ci sarà anche Randy Couture sempre più lanciato nel cinema.

In definitiva Redbelt è un film esistenzialista e poco pratico, quindi se decidete di vederlo non aspettatevi un Karate Kid versione Jiu Jistu…
A me è piaciuto molto.

Ecco il trailer.

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